Sono nato il 20 giugno 1948 a Contursi Terme (Salerno), dove vivo e lavoro come artista, pittore e fotografo.
Ho sempre legato la mia arte alle tematiche dei valori paesaggistici, umani e culturali della Valle del Sele.

Ho militato nel W.W.F. fin dal 1980, ricoprendo – tra il 1985 e il 1990 – la carica di coordinatore del Gruppo Attivo Alto Sele. Ho fatto parte del Comitato Tecnico dell’Autorità di Bacino Interregionale del Fiume Sele, come ambientalista, sin dalla sua istituzione.

Ho fondato, più di venti anni fa, l’Associazione Amici del Sele, di cui sono, ancora oggi, presidente.

Da sempre la bellezza della natura, e in particolare del fiume Sele, ha suscitato in me profonde emozioni. Per anni le ho impresse sulla tela. Ho voluto anche fermarle attraverso la fotografia.

Nelle mie opere provo sempre a trasferire la luce e i colori del mattino della mia infanzia, lo scrosciare irruente delle limpide acque accompagnato dal canto delle lavandaie, il profumo antico di zolfo e di mentastro che respiravo da bambino e l’odore agrodolce delle trote donatemi da un pescatore.

Ogni mio lavoro è uno scrigno che contiene tante piccole gioie. In ogni contrasto di luce, nelle sfumature del colore, raccolgo i suoni e sapori del mio amato Sele. Nel viaggio dalla mia mente alla tela, cerco di catturare momenti unici che il fiume ha già cancellato, generando altri scenari e ancora nuove emozioni. Nella forza dirompente del colore, tutte le battaglie di una lotta d’amore per la mia terra.

Un’osmosi continua, uno scambio complice, una testimonianza privilegiata di quanto resta del suo primitivo splendore.

Lello Gaudiosi

LE MIE MOSTRE PERSONALI

Contursi Terme (SA), Hall Comunale, aprile 1973
Salerno, Galleria Apollo, marzo 1973
Castellabate (SA), Hotel Castelsandra, agosto 1973
Contursi Terme (SA), Hotel Triestino, agosto 1973
Pontecagnano (SA), Galleria Apollo 2, dicembre 1974
Salerno, Centro Storico E. P. T., gennaio 1975
Contursi Terme (SA), aprile 1975
Lecce, Galleria La Tavolozza, aprile 1976
Contursi Terme (SA), Hotel Parco delle Querce, giugno 1977
Eboli (SA), Bottega d’Arte Altieri, settembre 1978
Reggio Calabria, Il Cenacolo, 1979
Matera, Il Centro, marzo 1980
Gubbio (PG), maggio 1982
Contursi Terme (SA), 1989
Napoli, Maschio Angioino, febbraio 2010
Roma, Teatro dei Dioscuri – Complesso di S. Andrea al Quirinale, marzo 2010
Salerno, Tempio di Pomona, aprile 2010
Parigi, Istituto Italiano della Cutlura – rue de Grenelle 73, settembre 2010
Matera, Complesso Le Monacelle, settembre 2015
Eboli (SA), Sala Mangrella – Complesso Monumentale S. Francesco
Avellino, Circolo della Stampa, aprile 2018
Lioni (AV), Sala Comunale, agosto 2018
Padula (SA), Certosa di Padula, settembre 2018
Caposele (AV), Centro Fieristico, giugno 2019
Matera, La Lopa, novembre 2019

LE MIE MOSTRE COLLETTIVE

Milano, Premio Internazionale “Pavone d’Oro”, inserz. Comanducci
Napoli, Premio Internazionale “Rotart Club di Napoli”
Torino, Premio Internazionale “Torino ’74” – opera selezionata
Sant’Arsenio (SA), IV Premio di Pittura – medaglia aurea
Marcianise (CE), I Concorso di Pittura – diploma di merito
Teggiano (SA), Biennale d’Arte Sacra – diploma di merito
Roma, IV Premio Internazionale “Città Eterna” – medaglia aurea
Avellino, IV Rassegna Nazionale – diploma di merito
Reggio Calabria, Premio Internazionale Pittura – Coppa Oppido Momertino
Napoli, III Premio Internazionale “Giugno Napoletano” – diploma di merito
Valdagno (VI), Premio Internazionale “Città di Valdagno ’75” – targa
Valdagno (VI), Premio Internazionale “Città di Valdagno ’75” – opera selezionata
Gallipoli (LE), Simposio Internazionale di Arte contemporanea di pittura e ceramica

LELLO GAUDIOSI, ARTISTA DEL SELE
di Walter Ganapini – ambientalista

Ambientalismo è avere cura di noi e di ciò che ci circonda, superando l’imperante incultura del ragionare solo di un presente fugace, vicino a noi nel tempo e nello spazio.
Ambientalismo è “cultura del garbo” verso persone e natura, verso biotico ed abiotico, sapendo che nessuna risorsa è illimitatamente disponibile in quantità ed ancor più in qualità.
Ambientalismo è accettare l’invito a rimettere in discussione stili di vita materialistici, orientati da parossistiche pressioni a consumare beni, ma anche relazioni umane, senza mai interrogarci su prezzi ed impatto di tali stili e dai modi di produzione che li sottendono.
È da tali modi e stili che si originano fenomeni complessi che apportano perturbazioni così imponenti agli equilibri ecosistemici da determinare prime manifestazioni di irreversibili cambiamenti globali, quali il climatico, che annullano i potenti meccanismi omeostatici che la natura aveva sviluppato a tutela di quegli equilibri, e dunque a tutela della vita così come noi la conosciamo.
Ora sappiamo che, a maggior ragione nel contesto di una delle più gravi crisi finanziarie, industriali ed ambientali che la modernità abbia mai sperimentato, se di sviluppo potrà parlarsi in futuro, quello sviluppo non potrà che essere sostenibile.
Per l’Unione Europea tale può definirsi solo quella modalità di sviluppo che sappia integrare le variabili ambientali nell’ambito dei cinque maggiori ‘drivers’ dell’economia, e cioè la produzione industriale, la agricola, l’energetica, il turismo, i trasporti.
Di questo era da tempo ben consapevole l’ambientalismo che in Italia definivamo già a fine anni ’70 “scientifico”, non del “sì” né del “no”, ma che entrava ed entra “nel merito” delle questioni e del
le diverse opzioni disponibili, sulla base della ‘miglior informazione necessaria’. Da tale consapevolezza discendeva la costante azione di contaminazione transdisciplinare che l’ambientalismo pose in essere lungo tutti gli anni ’80, chiamando al confronto praticamente tutti i saperi disciplinari, dall’economia alla medicina, dall’urbanistica alla ingegneria, fino alla giurisprudenza.
Già dai primi anni ’90 quella azione privilegiò poi la riflessione sui temi etici e filosofici, stante l’assunzione secondo cui ‘sostenibilità’ implicasse porsi in logica di equità inter- ed intra-generazionale, di solidarietà diacronica, di difesa della democrazia come unica cornice istituzionale possibile per ‘fare pace con il Pianeta’, con ‘il Creato’.
Si è trattato di uno sforzo di lunga lena, che ha portato a divulgare nuove letture, una nuova cifra dell’essere specie tra le specie.
Quello sforzo, oggi, rischia di vedere estinti i propri effetti attesi, paradossalmente quando le sfide poste vedono finalmente attenti, almeno a parole, i ‘grandi’ della Terra, poiché trova di fronte a sé agglomerati umani quasi ‘narcotizzati’ dai modelli ‘culturali’ prevalenti, fatti di una virtualità deresponsabilizzante, di proposizione assordante di idoli sessual-monetari a fronte dei quali assume qualche nobiltà persino Mammona.
Ed allora oggi deve avere assoluta priorità, nell’interesse dell’ambiente, la ricerca di ed il ricorso a linguaggi sintetici, compatibili con la imperante comunicazione sincopata e capaci di catturare l’attenzione delle persone, in particolare dei giovani.
Nasce di qua la chiamata, la provocazione dell’ambientalismo ai linguaggi della estetica, alla creatività artistica: una pittura, un tema musicale, una performance teatrale, una fotografia possono riuscire laddove anche il più stringato dei messaggi verbali o scritti rischierebbe reazioni di totale indifferenza.
Tra quanti hanno corrisposto alla chiamata di un ambientalismo ormai a rischio di afasia, soprattutto nelle sue versioni approdate al mercato della politica che ne ha tarpato l’intrinseco potenziale di interlocuzione trasversale, deve certo collocarsi Lello Gaudiosi.

Gaudiosi è da lunghi anni persona attenta ai temi ambientali, in particolare dell’ecosistema fluviale del Sele nel suo primo tratto fino a Contursi ed oltre.
Già nel post-terremoto, negli anni ’80, combatté contro ‘grandi progetti’ di ricostruzione che in quell’area avrebbero generato disarticolazione di importanti connessioni naturalistiche a partire dagli acquiferi sotterranei che da secoli alimentano il termalismo in quei luoghi.
Negli anni a seguire, Gaudiosi ha indefessamente lavorato affinché venissero mitigati gli effetti di costumi secolari che vedono l’acqua della Irpinia intercettata e fatta migrare la terra di Puglia.
Ciò ha portato nel tempo a vedere assottigliarsi la portata delle falde irpine, ad un tendenziale degrado della risorsa in quegli acquiferi, ad un pesante impoverimento della biodiversità nell’asta iniziale del Sele , cui non è stato garantito quel minimo deflusso vitale che oggi la legge impone di considerare una invariante da preservare.
Oltre al lavoro quotidiano di ‘animazione’ sociale, culturale ed istituzionale del territorio circa questi temi, Gaudiosi ha deciso di porre al servizio del Sele e della sua qualità ambientale da ripristinare la sua personale modalità di espressione artistica, la fotografia.
Le immagini che ha saputo cogliere di quell’ambiente oggi aggredito ci parlano più di cento convegni, ci dicono che la bellezza del Sele è un valore in sé, per il quale è giusto battersi.
Dobbiamo essere grati a Gaudiosi di questo dono, che merita ampia e ben curata circolazione dentro e fuori la Campania e l’Italia.
Quei riflessi d’acqua, quella vegetazione, quella fauna fissate nelle immagini aiuteranno la causa del  Sele ; più in generale aiuteranno persone altrimenti distratte a focalizzare meglio la esigenza che da ognuno venga un contributo concreto ad invertire la tendenza autodistruttiva in atto da parte della nostra specie.

LELLO GAUDIOSI, CITTADINO IDEALE DELLA IDEALE CITTÀ DELLA VALLE DEL SELE
di Giuseppe Sierchio – Sindaco di Calabritto

Lello Gaudiosi è da considerarsi, a ragione, cittadino onorario della ideale città della Valle del Sele.
È stato virtualmente insignito del prestigioso riconoscimento per i suoi meriti di cittadino innamorato di quella Valle. 
Le sue opere sono fantasmagorie che assumono il senso del reale e la sua identificazione assoluta con il territorio è un atto di amore per la natura che, in un gesto simbiotico, attraversa la sua anima e la ritempra con un afflato di benessere spirituale.
L’apoteosi celebrativa delle sue opere non scalfisce la reale consistenza delle creature che sono protagoniste assolute e compagne di viaggio, trasfigurate in una condizione metafisica che coinvolge i fruitori in un abbraccio spontaneo e rigenerante.
La sua arte è “sinolo” di natura e spirito, di colori e immagini, di realtà e sogno, un concerto di luci e di suoni, dove le crisalidi, i giunchi, l’acqua e le miriadi di elementi vitali, pulsano e chiedono di partecipare al gran concerto della vita: “giade, fiori di pesco, chiazze multicolori, liquore verde con schiuma di perle, perle che ridendo si faranno grandi tanto da dare riposo alle mosche gonfie di vino”.
Le sue opere non hanno niente di astratto e di illusorio, non vanno a tentoni, ma si esprimono in una sintesi solidificante, anche a costo di depotenziare ogni idea di bellezza.
Quella di Lello non è una scelta di campo estetica, ma espressione di spiritualità, celebrazione dei luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza, dove è facile ascoltare la voce dell’acqua, il singulto dei cespugli ed il respiro degli antenati.
Lello è tutto calato in una sorta di osmosi con il fiume Sele, se potesse farebbe tutt’uno con le radici, con le pietre venate, con le “bolle” che lo avvolgono, con l’acqua che scorre e lo purifica, in un crescendo di ricordi, che si manifestano attraverso radici solide e colorate, una vera e propria estensione della sua persona, delle sue speranze e della sua fede: “guarda i fiori, la cascata,il ruscello, lo stagno, i ciottoli, la rena color dell’argento. Cresce il muschio verde sulla rupe, scorre la verde acqua sul sasso. Non brucia il sole di mezzodì fra questi alberi fitti, alcuni allacciati come amanti, altri solitari”.
È la capacità di captare il prodigio che è in tutte le piccole cose, in una totale esplosione lirica: “e anche questa immensa impossibilità di parlare… è bella e agghiacciante”.
È qui il miracolo della vita, è qui il Dio diviso all’infinito, è qui la risposta ai problemi dell’uomo: l’acqua, fonte battesimale e lavacro dell’umanità. 

Un pittore e il territorio.
LELLO GAUDIOSI, UN CINQUANTENNALE IMPEGNO AMBIENTALISTA PER CONSERVARE LE MAGIE DEL SELE
di Luigi Letteriello

Dalle sorgenti del Sele che nascono alla quota di m. 420, nell’era presso il Monte Cervialto, ai Sassi di Matera, Capitale Europea della Cultura 2019. È il tema della mostra antologica del pittore ambientalista Lello Gaudiosi, non casualmente organizzata nel Centro Fieristico di Caposele, in via Aldo Moro, che si è conclusa il 23 giugno 2019. La mostra di settanta opere, aperta a metà giugno, è stata visitata da un pubblico attento e da tanti giovani motivati da problematiche ambientali che minacciano seriamente il sistema terra. La rassegna (che sarà itinerante) reca, infatti, un forte messaggio di denuncia sulla tutela dei corsi d’acqua. La prima tappa di questo percorso per la difesa dell’ambiente e delle specie a rischio, costruito in difesa di un corso d’acqua, il Sele, appunto, e delle sue spiagge fluviali attrezzate dove poter godere di un ambiente naturale e piacevole e rilassante, ha già lasciato il segno. In autunno la rassegna ripartirà dal 23 ottobre 2019, per raggiungere la “Città dei Sassi”. La mostra sarà nuovamente allestita nel ritrovo “La Lopa”, in pieno centro storico (via Buozzi) di Matera. Lo spazio espositivo, dedicato a incontri, dibattiti culturali e mostre, è stato ricavato in una grotta su tre livelli con una profondità fino a 18 metri. I visitatori e i turisti potranno ammirare le opere più significative dell’artista della Valle del Sele che ha dedicato una vita alla “cura” della natura, alla sua conservazione attraverso l’arte che dà sostanza all’identità di un territorio e al legame tra l’uomo ed il fiume, la sua flora e la sua fauna. Quadri che contengono un messaggio perfettamente in linea con la sfida che vuole dare Matera nella fase conclusiva della manifestazione che l’ha vista protagonista, un anno intero, come Capitale attenta alle radici dei popoli.

“Salviamo il Sele”, uno slogan che ha avuto successo

La battaglia ambientalista di Lello Gaudiosi , all’epoca giovane artista (ora ha 70 anni), alle prime armi con colori e pennelli, infatti, era cominciata proprio agli inizi degli anni settanta, appoggiata dal WWF, quando l’artista della Valle del Sele, che vive Contursi Terme, cominciò a disseminare le rive del rinomatissimo fiume con un cartello emblematico “Salviamo il Sele”, sotto le emblema del panda, il logo scelto dal movimento per la conservazione della natura, conosciuto oggi in tutto il mondo per la protezione di specie, habitat, territori. I primi risultati vennero conti nel 1981, quando il WWF, motivato dal pittore salernitano, istituì l’Oasi di Persano, grazie ad una convenzione con il Consorzio Destra Sele. Le acque del fiume, con i vicini affluenti, ospitano una delle popolazioni più importanti della lontra: la specie è un simbolo, un indicatore ecologico, una garanzia. L’Oasi e la confinante Tenuta Militare di Persano formano una grande isola verde le cui caratteristiche naturali si sono mantenute pressoché inalterate. Il percorso naturale, tra i più attrezzati d’Italia con vari punti di osservazione (l’Oasi è stata anche la prima ad essere istituita dal WWF nel nostro Paese) si estende dalla pianura che a forma di ventaglio si apre verso mare tra i Monti Picentini e i Monti Alburni. Dopo la riserva il fiume attraversa la Piana del Sele, una fertile e ricca pianura dove prospera la produzione agricola (e per questo subisce l’impatto delle attività umane) per poi sfociare nel mare di Paestum in vicinanza dei famosi scavi archeologici. Il corso d’acqua che al tempo degli antichi scrittori, greci e latini, Aristotele, Plinio e Strabone, era navigabile, come testimoniato dai porti fluviali romani, è stato descritto come «il fiume che trasforma in pietra non solo i rami che vi si immergono, ma anche le foglie». Da allora sono state avviate tantissime battaglie per evitare l’impoverimento del fiume e garantirgli il deflusso minimo vitale. Le acque del fiume vengono captate dall’acquedotto pugliese a Caposele. Dapprima furono convogliate le acque del Sele; in seguito si riuscì a convogliare dentro le condotte anche i 2.000 l/s delle acque del Calore per una portata complessiva di 6500 l/s. Il canale principale attraversa le province di Avellino, Potenza, Foggia, Bari e Brindisi ed ha una lunghezza complessiva di circa 250 km. Le diramazioni che si dipartono dal canale principale sono 27. La costruzione fu avviata nel 1906, con l’intento di risolvere il millenario problema della penuria d’acqua nella regione e per questo il corso d’acqua presenta dimensioni molto ridotte rispetto al passato. Lo scarso flusso d’acqua concesso dalle autorità dell’acquedotto dopo lunghe battaglie da parte degli ambientalisti locali, guidati dall’artista-ambientalista, viene incrementato notevolmente nell’area di Contursi Terme grazie alle numerose sorgenti prevalentemente termali e soprattutto dal Tanagro, il suo principale affluente. Gli altri affluenti di una certa consistenza sono: il fiume Acerra; Acquabianca; Calore Lucano; Tenza; Trigento.

 

Il contratto di fiume, ora è una realtà

Questo lungo periodo, caratterizzato da controversie e sterili promesse a stento mantenute, si è poi concluso con l’accordo di massima che dovrà portare al raggiungimento del «contratto di fiume». Dopo la firma si dovranno coinvolgere tutti gli stakeholder del bacino idrografico della Valle Sele, ai quali toccherebbe stabilire regole e strategie per una corretta gestione delle risorse idriche, per garantire la qualità ambientale del corso d’acqua e per la mitigazione dei rischi. Dunque, qualcosa è stato fatto. «Ma non bisogna mollare la guardia»- avverte Lello Gaudiosi. Nel 2017 è stato stipulato un patto tra soggetti pubblici e privati che vivono o lavorano nel bacino fluviale ed hanno a cuore la salute del fiume. Un patto sottoscritto volontariamente e «dal basso verso l’alto» (botton up), aperto alla partecipazione di tutti coloro che via via vorranno aderirvi, per coordinare ed integrare iniziative mirate a promuovere attività economiche sostenibili, programmi e interventi materiali ed immateriali. I quadri del pittore Lello Gaudiosi ricordano quel lontano grido d’allarme di cinquant’anni fa per salvare il corso fluviale che ha rischiato di sparire. Pennellate decise lasciano ancora oggi quel messaggio forte, quasi disperato che si intravvede nei dipinti dell’artista e regala, sotto forma di suggestioni, gli aspetti più belli che la natura ci mostra. Quella di un fiume, appunto, che scorre nel suo alveo, calmo e canterino. Un corso d’acqua che conserva i segreti del tempo, proprio com’era una volta!

LA POESIA COME PAROLA, LA POESIA COME IMMAGINE
di Silvia Carbone – Presidente F. I. D. A. P. A. Sezione di Battipaglia

La “Bellezza” eterna armonia che riporta l’animo umano ai valori primordiali e alla dimensione giusta, dalla quale l’uomo moderno si discosta sempre più, ci viene offerta come viatico ancora una volta dall’arte.
La poesia come parola, la poesia come immagine: le tele di Lello Gaudiosi ci fanno vedere ciò che noi, comuni mortali, non riusciamo più a notare travolti dal consumismo, accecati da interessi venali, sviati da dissennate abitudini che inducono a massacrare senza ritegno la natura che ci circonda.
Dalle sue tele partono emozioni che inducono alla serenità, giochi di colore che descrivono una natura ancora miracolosamente intatta e lo fanno con la spontaneità e l’innocenza di un animo fanciullo che ha saputo conservare la semplicità, la profondità dell’amore che ci lega a questo splendido pianeta che il nostro grembo e il nostro stesso Il suo futuro sarà il nostro futuro, la pittura di Lello Gaudiosi lancia messaggi anche in questo senso, se lo sapremo difendere saremo difesi, se lo preserveremo vivremo.
Tutte le sue tele sono pervase da giochi di colore che incantano i nostri sguardi: dai verdi sfumati in brillanti trasparente che spaziano dal chiaro allo scuro a rossi brillanti e ramati, agli azzurri cristallini.
Le sue tele evocatrici di tramonti ed albe misteriose, di fruscii di foglie al vento, abitate da uccelli, farfalle, la splendida e rara trota fario, la lontra, colta in momenti di rara bellezza, di vita animale dove, di tanto in tanto, si affacciano paesaggi e persone che ne completano l’armonia.
Messaggio dell’arte pittorica che riesce più delle parole a dare il senso dell’amore per la natura percepita nel momento in cui rischia di essere ancora di più violentata e ferita.
Il messaggio che Lello Gaudiosi lancia dalle sue tele e di speranza: la “bellezza” si salverà per una scelta consapevole delle future generazioni che ritorneranno ai ritmi del fiume che, nel suo placido scorrere verso il mare, scaccerà gli incubi di un’era senza sogni e di un’alba che non arriva, col suo splendore, a rinnovare l’umanità.

LETTERA AI TUOI OCCHI
di Stefania Gaudiosi 

Da bambina abitavo nei tuoi quadri.
Era un mondo che sapeva di cardi e trementina.
Trascorrevo i pomeriggi a contare i puntini sul dorso della trota e – a guardare bene – erano stelle e, no, erano lucciole e pollini, e minuscole ginestre.
Potevo azzardare un volo nell’alto dei cieli, sul dorso di un gabbiano bianco e nero, guardare, minuscoli, i mondi dall’alto per via di quel punto di vista lunare conquistato misurando con le dita l’orizzonte. E tornare.
Posarmi sulla pietra ed essere lucertola, ridestarmi farfalla e, volando, impersonare tutti i ruoli silvestri, fino a capitolare ruzzolando nel piccolo segreto di un campo; decidere di sfoderare antenne lucidissime e annunciare: sono una formica, prima di saltare via come un grillo tra le nuvole infinite che stringevo nella mano.
Rosso di tramonto, blu di notte, mattino azzurro profondo e freddo. Neve, nebbia, sole e vento che fa danzare i papaveri nel grano dell’estate.
Nella tua stanza c’erano le stagioni e tutte le ore del giorno.
Il fiume scorreva ovunque silenzioso e trascinava i rami del bosco, le luci dei riflessi, tutti i pensieri, tutti i desideri.
Insetti, sovrani del minuscolo, tessevano la trama della tela, per far sì che tu gli disegnassi una dimora nuova, di iris e di calle.
Ho giocato con le rane e con le bisce. E dalle lontre, le maestre, imparavo a nascondermi e apparire, solo per mostrarmi inafferrabile.
Tutti gli animali di questa terra prossima hai salvato, nei tuoi quadri, dal diluvio dell’incuria e della distrazione del mondo artificiale.
E hai salvato il fiume, nei tuoi quadri. Nello spazio di una solitudine.
Ma dov’è l’uomo – mi chiedevo – in questa scena allontanata dal tempo, separata non dal luogo ma dallo spazio?
Non c’era mai nessuno, in quei viaggi. Non c’era mai l’uomo, lo sconosciuto.
Si era soli con i luoghi. Soli con i monti. Soli con il fiume.
Oppure, c’era tutto in quei viaggi?
Si era in compagnia dei luoghi, in compagnia dei monti, in compagnia del fiume.
Nessuna presenza è tanto vera quanto quella che si compie nel silenzio. E la pittura è silenzio.

Lucania, oggi.

Anche qui, in questa terra trattenuta a stento sull’orlo di una crepa da cui filtra un buio traslucido e denso. In questa resistenza.
Ci sono i campi e i piccoli paesi, gli alberi e i fiori, le terre e i cieli. Ci sono lune e aloni, calanchi e crepe.
Ma dov’è l’uomo?
Ci sono i testimoni dell’implacabile turbinio del naturale: uccelli, asini e cavalli, buoi e ogni sorta di buona anima animale che anela al selvaggio. C’è qualunque furore di microcosmo nell’invisibile dell’erba, del ramo, dell’acqua.
Eppure, l’uomo, è altrove. È parte di un esilio volontario. Oltre la scena, alieno.
Sebbene le tracce dei solchi sulla terra, la luce da finestre remote e i fili d’alta tensione ne dicono la presenza in un altrove, è presenza minima, allontanata.
Potresti sentire i suoni di un brulicare selvatico e campestre. Potresti sentire, a prestare orecchio, i suoni dei moti planetari.
Ma nessuna voce.
Dove l’uomo è assente, accade l’immenso.
Ma no, non è vero. L’uomo non è assente. L’uomo è l’occhio che percorre, in soggettiva, la strada maestra che attraversa i territori del profondo.
Fanno questo gli artisti: prestano al mondo i loro occhi.
E dagli occhi alla pelle, dalla pelle all’aria, al cosmo, dobbiamo tornare tra le cose. All’amicizia con la selva, alla confusione caotica che abbiamo smarrito nella razionalità illogica delle nostre case.
Che cosa sono i luoghi se non un frammento di universo in espansione in cui è stato dato il tempo all’uomo di abitare?
Così, il viaggio (il selvaggio) è la riconciliazione. È l’indice che indica la luna e tutti guardano la luna.
E la luna guarda noi, perché la luna è lo specchio, il confine superato, il testimone.
Dal fiume – dalla sorgente – hanno inizio tutti gli spazi possibili. Ha questo di bello, il fiume: è un un tempo futuro. È un augurio di fecondità.
(E tu, non so come, lo sapevi e lo hai chiamato bellezza.)
Adesso lo so: tutti i tuoi quadri sono i pezzi di un puzzle gigantesco e lo spazio della tela è un confine inesistente, una finzione: hai dipinto un solo, immenso, quadro.
Ed è la mappa di tutte le cose salve.
Di tutta la bellezza che – nonostante – rimane.
Un giorno ti sorprenderò, senza meraviglia, a firmare i sassi del fiume, a dare nomi alle libellule, a plasmare l’acqua e ad aggiustare con un tocco il tono di una nuvola.
Solo per custodire, difendere, salvare, salvarci.
E poi me lo insegnerai, ce lo insegnerai.

IL VERDE SELE DI LELLO GAUDIOSI
di Alfonso Andria – Presidente Provincia di Salerno

Dalla tavolozza all’obiettivo fotografico il passaggio è stato breve, ma non è cambiato l’oggetto dell’ispirazione artistica che resta il fiume Sele. Lello Gaudiosi non rinuncia anche in questa prova – caratterizzata da una forte sensibilità creativa sempre più intrecciata con l’impegno per la salvaguardia dell’ambiente – al verde Sele, che in queste immagini appare un verde particolare, diverso dal verde di qualsiasi altro fiume.
La capacità di descrivere la flora acquatica viva, la foresta ripariale così particolare, la lontra sorniona, il cielo azzurro primordiale consegna alle foto di Gaudiosi il sigillo di una visione limpida, distante dal formalismo che spesso emerge in tanti lavori di questo genere. L’eco delle battaglie ambientaliste sostenute con convinzione dall’artista salernitano si avverte anche nella particolare sequenza del recupero di un fiume che – nonostante l’uomo – non ha ancora perso l’essenza del mito e del racconto di cui rappresenta una viva testimonianza.
Tutto ciò è perfettamente coerente con gli obiettivi che l’amministrazione che presiedo persegue al fine di tutelare e valorizzare l’habitat naturale. Le ragioni di una politica di attenzione ai temi della salvaguardia ambientale possono essere individuate sostanzialmente in un principio: la prima grande “infrastruttura” da migliorare in Italia ed in particolare nel Mezzogiorno è il territorio. Un’infrastruttura molto complessa che coagula in sé l’unico vero valore aggiunto su cui contare nella competizione con gli altri Paesi Europei e con il resto del mondo. Le piccole realtà rurali, i centri antichi, il paesaggio con la sua varietà floristica e faunistica, le tradizioni, l’intreccio millenario di storia e leggenda si configurano come il tessuto connettivo che unisce le tessere di un mosaico di straordinario valore su cui vale la pena continuare ad impegnarsi soprattutto per garantire alle giovani generazioni una qualità della vita almeno simile a quella attuale.

L’ELUSIVA LONTRA E IL SOLENNE AIRONE: L’UNIVERSO PITTORICO VIVO E VIBRANTE DI LELLO GAUDIOSI
di Grazia Francescato – Deputata, leader WWF  e Presidente dei Verdi

Arte e natura: un matrimonio “naturale” all’insegna di un valore – la Bellezza – che corre il rischio di estinguersi quanto e più del mitico Panda. Soprattutto nella nostra Italia, ormai ex Belpaese, che negli ultimi decenni ha massacrato senza ritegno il proprio territorio, ricoprendolo di strade, case, fabbrichette, parcheggi a un ritmo sfrenato (150.000 ettari l’anno, siamo al quarto posto al mondo per consumo di cemento armato pro capite e la Campania è in testa alla hit parade). Risultato: Goethe o Stendhal, dovessero rimettere piede oggi in Italia, stenterebbero a riconoscerne il volto.
Il paesaggio italiano, connubio unico di natura e di storia, di memoria e di tradizioni, sopravvive ormai in frammenti e lacerti. Vere e proprie “oasi”, non a caso salvate in extremis da associazioni come il WWF o Italia Nostra, o grazie all’azione meritevole di singoli cittadini.
È il caso di Lello Gaudiosi, cittadino-artista, pittore verde e militante ambientalista che ha dedicato anni alla lotta per la salvaguardia del Sele, allertando i valligiani e spronando il WWF Italia a correre in difesa di questo importante ambiente fluviale.
Ricordo ancora con rabbia e con dolore un pomeriggio di pioggia battente, nell’ormai remoto 1984, quando Lello mi fece da Virgilio nei gironi dell’Alto e medio Sele minacciati dalla costruzione di poli industriali che, dietro le solite false promesse di occupazione, si stavano rivelando una spada di Damocle sospesa (e poi, ahinoi, abbattutasi!) su questo prezioso e vulnerabile ecosistema fluviale.
È stato grazie anche all’attivismo instancabile di militanti come lui, che gli ambientalisti hanno preso a cuore la battaglia in difesa del Sele.
Ma Lello ha fatto di più: all’azione ecologista ha affiancato nel corso degli anni un’attività artistica che ha letteralmente “reso visibile” a tutti la Bellezza della Natura per la cui tutela ci battiamo. L’occhio dell’artista ci fa vedere ciò che abitualmente non notiamo, ciò su cui il nostro occhio scorre senza afferrarne l’unicità e il valore. L’occhio dell’artista restituisce colori al mondo che l’abitudine riduce in bianco e nero, riaccende la fiammata delle emozioni dentro al quotidiano. Il pennello di Lello Gaudiosi evoca con poesia e delicatezza un universo vivo e vibrante del fiume primordiale dove sono protagonisti l’elusiva lontra e il solenne airone. Ma non esclude l’Uomo e i segni della sua presenza – le case, i paesi affacciati da un colle, gli animali domestici – rendendoli però compatibili, non offensivi, nei confronti della wilderness, della natura selvaggia. La convivenza uomo-ambiente è all’insegna di un’armonia ritrovata, di un conflitto superato. La pittura di Lello contiene dunque un messaggio di speranza, il suo dolore non diventa mai angoscioso, la sua indignazione di fronte agli scempi diviene stimolo per una consapevolezza ancora più forte. Scriveva lo scrittore Milan Kundera, in un momento di lucida disperazione: la Bellezza si salverà soltanto per errore. Guardando i quadri di Lello, ma soprattutto conoscendone il tenace impegno (e la voglia di lotta di migliaia, milioni di militanti come lui), possiamo ancora sperare che non sia vero. Possiamo credere che la bellezza non si salverà per errore, ma per scelta. Per scelta consapevole di tutti noi.

LELLO GAUDIOSI: SENSIBILITÀ CREATIVA E IMPEGNO PER L’AMBIENTE
di Angelo Villani – Presidente Provincia di Salerno

I motivi di interesse legati all’esposizione delle opere del maestro Lello Gaudiosi si coniugano con i percorsi e le consolidate tradizioni culturali del territorio salernitano.
Lello Gaudiosi non rinuncia anche in questa prova – caratterizzata da una forte sensibilità creativa sempre più intrecciata con l’impegno per la salvaguardia dell’ambiente – al verde Sele, che nelle sue opere appare diverso dal verde di qualsiasi altro fiume.
Il virtuosismo tecnico, senza mai sopravanzare il messaggio dell’arte, incanta il fruitore. Si rimane quindi catturati dal disegno di una geografia artistica influenzata da una forte coscienza ambientalista.
La mostra si configura come preziosa occasione per entrare in contatto con un originale talento creativo che si esprime nella descrizione di un paesaggio fluviale sempre fortemente attrattivo.
Per questo complesso di motivazioni la Provincia ha accompagnato con convinzione la mostra di Lello Gaudiosi, ulteriore occasione di stimolo ed approfondimento culturale per il territorio.

DAI QUADRI DI LELLO GAUDIOSI LO SLANCIO PER TUTTO IL TERRITORIO
di Alfonso Pecoraro Scanio – Politico, Onorevole e Presidente Federazione Verdi

L’impegno dimostrato da Lello Gaudiosi, in questi anni, a difesa dell’ecosistema del fiume Sele e per la salvaguardia di quel grande patrimonio naturale e faunistico, ancora intatto e incontaminato, che fa da cornice al Parco Nazionale del Cilento, viene anche oggi rappresentato nella sua estrema bellezza, nei suoi colori e nelle sue sfumature, da questo attento artista che nelle sue opere cerca di trasferire tutto l’amore e l’affetto verso una terra a lui cara, fertile e produttiva, che rischiava, e rischia, di essere brutalmente sfruttata e trasformata dall’uomo definitivamente.
Ma, le battaglie ambientaliste di Lello, con il WWF e tanti amici del Sele, sono servite a fermare questo percorso negativo e a dare, invece, uno slancio positivo di tipo naturalistico, turistico ed ecocompatibile, in quest’area dove è ancora presente l’ormai rara lontra.
Oggi, l’attivismo di Lello in difesa del patrimonio naturale si coniuga perfettamente con la passione per l’arte e la pittura e le opere di questo artista da un lato testimoniano l’impegno costante a difesa dei temi su cui è impegnato in prima persona e dall’altro gli hanno permesso di dimostrare una forte espressività raggiungendo così una grandissima maturità artistica. Auguro a Lello un grande successo affinché venga premiato non solo rispetto alle sue doti artistiche ma anche per aver dimostrato sensibilità e passione a difesa della natura e del Sele.

UN MESSAGGIO UNIVERSALE NELLE OPERE DI LELLO GAUDIOSI
di Salvatore Mastrolia – Sindaco di Contursi Terme

Il fiume Sele con la sua Valle, dalle sorgenti alla foce, ha avuto ed ha un grande amico in Lello Gaudiosi, pittore ambientalista, nato e vissuto a Contursi Terme, nella parte mediana del suo corso, laddove si congiunge col Tanagro e si avvicina a percorrere la parte pianeggiante del suo bacino.
Fiume oggetto di aggressioni sconsiderate, a volte irresponsabili da parte di molti, negli anni ’70-’80, sembrava quasi destinato a scomparire, sulla scia di scempi già operati in altri luoghi (captazioni selvagge, senza regole, dalle sorgenti che alimentano la sua portata, cementificazione delle sue rive, ecc.), prima che una presa di coscienza generalizzata da parte di numerosi cittadini, associazioni e amministrazioni locali, non innescasse una reazione che ne sta favorendo un recupero graduale ma continuo.
Oggi l’inversione di tendenza è in atto e tutto il comprensorio Alto e Medio Sele punta molto sul fiume e sul territorio in generale come risorsa da valorizzare e proporre come prodotto da offrire ad un’utenza sia regionale che nazionale; tuttavia bisogna dare atto alla lungimiranza di alcune persone sensibili che hanno “visto” prima è più lontano degli altri: è grazie a loro se oggi questa ricchezza sta diventando patrimonio comune della maggior parte della popolazione.
Gli artisti sono tali anche perché hanno di queste sensibilità e Lello Gaudiosi, pittore di talento, già all’inizio degli anni ’80, con un poster di grande effetto, lanciò il suo primo grido di allarme “Salviamo il Sele”, seguito da molti altri che denotavano gli alti e i bassi della partita che aveva ingaggiato con se stesso e con la coscienza di tutti i Valligiani; “quale futuro per la mia valle” fu il triste lamento di un momento tra i più critici agli inizi degli anni ’90, quando l’orgia dissennata dell’intervento pubblico era al suo apogeo, e sembrò dovesse passare il progetto di cementificazione di tutto il suo alveo; “il Sele… un fiume di relazioni”, è stata poi la più recente chiosa ad un’importante apertura di prospettive conseguente all’insediamento della Autorità di bacino e all’istituzione del Parco del fiume Sele.
L’impegno politico, quindi, come motivazione base della sua opera pittorica, organica e funzionale alla crescita della coscienza della popolazione valligiana, e al recupero del patrimonio ambientale alle comunità che ci vivono, che ha avuto il fiume (mero strumento, stimolo ispirazione) come cartina al tornasole della situazione generale in cui versava la socio-economia della valle, specchio a sua volta della situazione in cui versava tutto il Meridione d’Italia. Talento naturale, quello di Lello Gaudiosi, mediato dalla consapevolezza di giocare un ruolo importante nell’era delle immagini.
I suoi quadri infatti sono lo specchio dello stato in cui versano le bellezze ambientali e umane che si trovano ad ogni angolo. Dai suoi quadri, nelle diverse epoche in cui sono stati dipinti, si può evincere la febbre dei colori della natura, com’era, com’è, e come deve restare. Il verde dell’acqua del fiume (il verde-Sele come lui stesso lo ha chiamato) non è il verde di un qualsiasi altro fiume, la flora acquatica è viva, la foresta ripariale e rigogliosa, la lontra sorniona, il cielo di un azzurro primordiale, gli uccelli sempre indaffarati a fare il loro mestiere, il sole onnipresente ad assicurare la continuità della vita nell’unico modo possibile agli uomini: nella completa armonia con il mondo circostante. La speranza traspare da ogni pennellata, e il dolore non è mai rassegnazione, ma sempre stimolo di ulteriore impegno.
È dalla consapevolezza che si può generare il riscatto, avendo però sempre la speranza come principale motore per raggiungere il fine ultimo dell’uomo che è quello di vivere con pienezza il proprio tempo: questo vuol comunicare Lello Gaudiosi ai suoi conterranei e indirettamente a tutti gli uomini. Messaggio questo che, per la sua universalità, merita ben più spaziosi orizzonti di quelli presi a spunto nelle sue opere.

IL SELE, NUME POETICO DI LELLO GAUDIOSI
di Mario Fasano – Sindaco di Colliano

Stile e linguaggio
di intensa vivacità pittorica.
Il reale si smaterializza
nell’armonia cromatica delle linee e delle forme
si sublima nella trasparenza
dei toni e la luminosità degli accenti.
Le immagini sono
memoria e nostalgia dell’avvenire.
L’autore evoca e narra
spazi e paesaggi
momenti ed isole di naturalità,
idealizza il Sele,
nume del suo spirito poetico.

LA GIUSTA METAMORFOSI NELLA PITTURA DI LELLO GAUDIOSI
di Fernando Zara – Sindaco di Battipaglia

Rileggendo il passato per scrivere le pagine del futuro.
I ricordi trasfusi sulle tele con scelta cromatica notevole, ripropongono i “colori” di un tempo, maturati con la “componente impegno” di anni per salvare e ripresentare in chiave giusta una delle risorse più interessanti e irriducibili del nostro pianeta: il fiume Sele e il suo habitat.
C’è la limpida voglia di riscatto nel sottolineare le piccole e grandi realtà naturali, conservate con amore e riproposte da Lello Gaudiosi in chiave pittorica augurando la giusta “metamorfosi” culturale verso una “new age” anche per il nostro SUD.

L’IMMENSO INNO D’AMORE DI LELLO GAUDIOSI
di Gerardo Rosania – Sindaco di Eboli

La personale di Lello Gaudiosi, consistente in una produzione di circa 30 opere ad olio su tela di notevole dimensioni (cm 100 x 120), è, per chi come me non è un critico d’arte ma un “utente” dell’arte, un vero tuffo nella natura, nelle acque Verdi del fiume Sele.
Certo nelle opere di Lello Gaudiosi finiscono per rileggersi, tutti, i lunghi anni di lotte per l’istituzione dell’Oasi faunistica, per la difesa del fiume Sele.
Te ne accorgi anche quando lo senti parlare: “Gli inglesi lo hanno sempre apprezzato questo nostro fiume. È una grande risorsa, una grande opportunità europea per l’ambiente, per il turismo.”
Da qui, allora, l’omaggio più bello al fiume Sele, quello che già ne è, ma che sempre di più deve diventare, il simbolo: la lontra. Colta dall’autore in un anfratto di Paradiso, vicino al fiume con occhi spaventati.
E poi la storia e l’economia del fiume, da cui l’opera che egli dedica a Quaglietta. Un paese che ha avuto una forte dipendenza dal fiume Sele, dove diverse famiglie vivevano della pesca nel fiume.
E poi gli angoli stupendi del corso del fiume, tutti da scoprire e da vivere, dove le verdi acque del Sele si presentano a volte calme, tranquille, a volte impressionanti, avvolte in un gorgo minaccioso.
E poi la fauna stupenda del fiume, a partire dall’ airone cenerino.
Vedendo le due opere di Lello in cui la l’airone è protagonista, mi viene in mente l’ultima mia visita al fiume quando, appena acceso sul greto, venni salutato dall’alzarsi in volo e dallo sfiorare le acque di un bellissimo esemplare di questo raro uccello.
Ma la natura delle nostre zone trova, nelle opere di Lello, un’esaltazione anche in quelle che possono sembrare le manifestazioni più “povere”, come i cardi e le erbe dei cigli delle strade. Dove la ricerca e lo studio cromatico si combinano con la volontà di valorizzare tutto ciò che il nostro paesaggio ci offre, di rafforzare le nostre radici. Quella ricerca di radici culturali, storiche e di tradizioni che trova, a mio avviso, la sua apoteosi nell’immagine della vecchia che “va a cicorie”, una pratica antica oggi bistrattata e derisa, ma che è stata una componente fondamentale della nostra economia e, perché no, della nostra cucina.
Ho detto a Lello, guardando i suoi quadri, che ve ne sono alcuni che restavi lì a guardarli e a vederli per ore. Sono quelli in notturno.
L’esplosione delle lucciole!
Chi della nostra generazione, da piccolo, non ha rincorso quelle luci intermittenti che, forse, oggi i bambini non conoscono neanche!
Quello del cane da guardia, imponente su un muricciolo di cinta. Che si staglia nella notte quasi a difesa, ultimo baluardo di una natura che scompare.
Ed ancora quel cane bianco, che arruffa il pelo, che abbaia alla luna quasi timoroso che possa disturbare la magica quiete di quella casa che si legge sullo sfondo, dove due finestre si illuminano. Dietro quelle finestre puoi immaginare quello che vuoi. A me piace immaginarci la serenità, la pace, la semplicità di un mondo, di una natura che sempre di meno apprezziamo ed a cui invece le opere di Lello Gaudiosi sono un immenso inno di amore.